Azienda, Varie 30.03.2022

Premio Edilgroup 2021: “L’Archivio del Moderno”

Il “Premio Edilgroup” è un riconoscimento al merito da parte della nostra azienda a realtà operanti sul territorio ticinese, che si distinguono per la bontà del proprio progetto e delle proprie azioni. Nell’ambito culturale, il premio 2021 è andato Alla Fondazione Archivio del Moderno. Ce ne parla in questa intervista Nicola Navone, uno dei responsabili del progetto.

L’Archivio del Moderno è una fondazione, un archivio e un centro di studi che opera nell’ambito della storia dell’architettura, dell’ingegneria, del territorio, del design e delle arti visive ed è parte della costellazione dell’Università della Svizzera italiana, come pure della rete europea dei centri di ricerca consacrati a tale orizzonte di studi. È stato fondato nel 1996 ed è diretto da Letizia Tedeschi; dall’ottobre 2019 la sua sede è nell’edificio dei Magazzini generali con Punto Franco SA, realizzato nel 1924-1925 secondo il progetto del grande ingegnere svizzero Robert Maillart.
L’Archivio del Moderno è un accreditato luogo d’incontro e collaborazione per ricercatori provenienti da tutto il mondo e riconosce fra le sue priorità la promozione di giovani studiosi. Muovendo dagli oltre 60 archivi che conserva, l’Archivio del Moderno svolge numerosi progetti di ricerca, finanziati da istituzioni terze e da enti per la ricerca competitiva e in quest’ambito ha attivato molteplici cooperazioni, oltre che con l’Accademia di architettura di Mendrisio, con università, istituti di ricerca, musei, archivi e fondazioni a livello nazionale e internazionale.
 
Il lavoro per il quale vi siete aggiudicati il premio riguarda l’architetto ticinese Domenico Fontana. Ci introduca quest’importante figura della storia dell’architettura.

Nato attorno al 1543 a Melide, attivo con i fratelli Giovanni, Marsilio e Santino a Roma dagli anni Settanta del Cinquecento, Domenico Fontana e la sua impresa familiare conoscono una straordinaria fortuna durante il pontificato di papa Sisto V, al secolo Felice Peretti (1521-1590). Un pontificato breve, che dura poco più di cinque anni, ma fondamentale nel ridisegnare il volto di Roma attraverso molteplici interventi edilizi. Le celebri traslazioni ed elevazioni degli obelischi (e in particolare dell’obelisco Vaticano, ricollocato dinanzi alla basilica di San Pietro) non sono che le imprese più spettacolari, perché a Domenico Fontana (e all’impresa che lo coadiuvava) dobbiamo altre opere rilevanti come, ad esempio, la riconfigurazione dell’area del Laterano (attraverso la costruzione del nuovo Palazzo, della Loggia delle Benedizioni e dell’edificio destinato ad accogliere la Scala Santa), come il nuovo Palazzo in Vaticano e la Biblioteca apostolica o la Cappella sistina nella basilica di Santa Maria Maggiore. La morte di Sisto V fece cadere in disgrazia, a Roma, Domenico Fontana che decise di trasferirsi a Napoli, dove lavorò sino alla morte (avvenuta nel 1607) per i viceré spagnoli, lasciando numerose testimonianze della sua opera, dal Palazzo Reale (in parte trasformato e ampliato nell’Ottocento e a cui fa riscontro, oggi, l’opera di un altro ticinese, la Chiesa di San Francesco di Paola del luganese Pietro Bianchi) alle cripte della cattedrale di Salerno e del duomo di Amalfi.
 
Si può dire che il nuovo modo di operare di Fontana diede il via alla fortuna delle maestranze ticinesi, a Roma e in tutta Europa?

Si ritiene che Domenico Fontana abbia introdotto a Roma un nuovo modo di operare, fondato su un vasto sistema di maestranze (per la maggior parte, benché non esclusivamente, ticinesi) che facevano capo alla sua “impresa” e garantivano tutte le competenze necessarie alla realizzazione delle opere che gli venivano commissionate, per di più nei tempi stretti imposti dal fervido programma edilizio di Sisto V. Le sue capacità organizzative trovano la loro massima esemplificazione nella traslazione ed elevazione dell’obelisco Vaticano, a cui egli dedica una sontuosa pubblicazione che diventa occasione per presentare l’intera sua opera (al Libro primo, dato alle stampe nel 1590, seguirà un secondo tomo nel 1604). Non a caso Domenico Fontana fu a lungo riconosciuto, dagli architetti ticinesi operanti a Roma e altrove, come una sorta di “capostipite”: in parte vero e proprio (se pensiamo ai rapporti di parentela che lo legano a Carlo Maderno e Francesco Borromini), in parte inventato (se pensiamo alla genealogia fittizia che l’architetto ticinese Carlo Fontana fa tracciare sul finire del Seicento per simulare una discendenza da Domenico) e in ogni caso investito di una forte valenza simbolica.
 
La Pinacoteca Züst di Rancate accoglierà la mostra che trae origine dal vostro progetto di ricerca. Ci dia qualche informazione supplementare.
La mostra Le “invenzioni di tante opere”. Domenico Fontana (1543-1607) e i suoi cantieri, che verrà inaugurata nel novembre 2022, intende presentare l’opera di Domenico Fontana, mettendone soprattutto in luce il dialogo con i numerosi artisti e artefici che collaborarono alla realizzazione dei grandi cantieri da lui progettati e diretti tra Roma, Napoli, Amalfi e Salerno. Nelle sue fabbriche più prestigiose, di committenza papale e reale, al lavoro di muratori, vetrai, stagnai e fabbri, si sovrappose infatti l’opera delle botteghe artistiche di pittori, scultori, bronzisti, stuccatori, indoratori e incisori.
È proprio di questa straordinaria coralità di apporti e competenze che la mostra alla Pinacoteca cantonale Giovanni Züst intende parlare. E vuole farlo accostando alle opere esposte (disegni, stampe, dipinti, medaglie, sculture) un apparato di riproduzioni digitali, fotografie immersive e ricostruzioni multimediali che arricchiscono e approfondiscono il racconto.

La ricerca e l’esposizione fruiscono del partenariato dei Musei Vaticani: una collaborazione di assoluto prestigio per voi.
Siamo particolarmente onorati del partenariato concesso dai Musei Vaticani come pure del patrocinio della Biblioteca Apostolica Vaticana. Sono importanti riconoscimenti della qualità del progetto che abbiamo dedicato a Domenico Fontana e del lavoro che svolgiamo, con impegno e dedizione, da oltre venticinque anni. Ed è motivo d’orgoglio che un’istituzione ticinese, radicata in questo territorio e al tempo stesso proiettata verso un orizzonte europeo, venga riconosciuta e possa dialogare con partner tanto prestigiosi.

Nicola Navone (Lugano, 1967) è vicedirettore dell’Archivio del Moderno – Università della Svizzera italiana

Immagine: Giovanni Guerra (disegno), Natale Bonifacio (incisione), Disegno del modo di condurre l'Obelisco detto volgarmente la Guglia, 1586.

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